Fotografie Senza Destinazione
L’inizio di un sentiero. Senza un motivo guardo intorno. Cerco indizi per proseguire. Immagini artificiali, fotografie create dal movimento. La natura circonda il pensiero che ne delimita i confini in un mirino. Creiamo figure dove non esistono, ci vengono incontro. L’erba alta fa male. E’ difficile da attraversare, molto meno da fotografare. Non desidero la fine, continuo a fotografare. Il silenzio, lo cerco, ne ho bisogno. Sono solo io a interromperlo con rumori che creano tensione. Gli uccelli sono sparsi altrove, si nascondono, si avvicinano, mi scacciano. Solo ancora qualche altra fotografia.La solitudine che fa paura si può percepire in uno spazio all’apparenza senza vita. Un tronco vuoto in cui entrare con l’obiettivo, alzare la testa senza difese, disorientato. Continuo immaginando di aver smarrito il ritorno. Cercare ancora, evitando il vuoto che circonda una sensazione evocata. Cammino ancora sentendomi leggero. L’affanno ha un peso qui, è la mia presenza. Intrappolo ancora immagini andate, spero, non sprecate. Percepisco buoni umori tra le mani e scatta l’attimo di compiacimento, poco oltre di nuovo traballano le pupille.
Desiderio di svanire, trovarsi altrove. Immagini esotiche con cui non avere legami. In un’altra vita. Ricercare colori migliori, troppo facile stabilirne le cromie da rendere artificiali. L’inganno è accettare il fine. Lo scopo è un mistero da non tradire. Non sono lontano, le mie scarpe sono ancora nuove. Lo erano. Non le misura questo sentiero che non ha memoria di distanze. Distendo le mie aspettative su erba secca come su pellicola. Il sole sale e scende e l’ombra non oscura il viso ma il pensiero. L’immaginazione ne regge il peso e lo spinge verso le nuvole. Salgo il pendio per guardare in giù, cambio l’inquadratura non per stupire ma per rinnovare l’interesse. Sulle ginocchia schiaccio il peso del cielo che sembra impossibile da decifrare. Linee oblique si piegano al mio volere, il centro ancora non mi convince. Il caldo fa spalancare il petto e comprime il fiato. Scatto una fotografia indietro per ritrovare il coraggio. Affondo, trovo orme di qualcun altro, qualche altro animale. Pietre tagliate, massi antichi, ne ho sentito parlare e forse per questo non provo niente nel fotografare. Pietre fuoriescono a difesa del dirupo, segno che non conviene continuare. Aggiro gli ostacoli che sembrano non finire, finalmente l’orizzonte, l’ultima fotografia.
Fotografie Senza Destinazione
L’inizio di un sentiero. Senza un motivo guardo intorno. Cerco indizi per proseguire. Immagini artificiali, fotografie create dal movimento. La natura circonda il pensiero che ne delimita i confini in un mirino. Creiamo figure dove non esistono, ci vengono incontro. L’erba alta fa male. E’ difficile da attraversare, molto meno da fotografare. Non desidero la fine, continuo a fotografare. Il silenzio, lo cerco, ne ho bisogno. Sono solo io a interromperlo con rumori che creano tensione. Gli uccelli sono sparsi altrove, si nascondono, si avvicinano, mi scacciano. Solo ancora qualche altra fotografia.La solitudine che fa paura si può percepire in uno spazio all’apparenza senza vita. Un tronco vuoto in cui entrare con l’obiettivo, alzare la testa senza difese, disorientato. Continuo immaginando di aver smarrito il ritorno. Cercare ancora, evitando il vuoto che circonda una sensazione evocata. Cammino ancora sentendomi leggero. L’affanno ha un peso qui, è la mia presenza. Intrappolo ancora immagini andate, spero, non sprecate. Percepisco buoni umori tra le mani e scatta l’attimo di compiacimento, poco oltre di nuovo traballano le pupille.
Desiderio di svanire, trovarsi altrove. Immagini esotiche con cui non avere legami. In un’altra vita. Ricercare colori migliori, troppo facile stabilirne le cromie da rendere artificiali. L’inganno è accettare il fine. Lo scopo è un mistero da non tradire. Non sono lontano, le mie scarpe sono ancora nuove. Lo erano. Non le misura questo sentiero che non ha memoria di distanze. Distendo le mie aspettative su erba secca come su pellicola. Il sole sale e scende e l’ombra non oscura il viso ma il pensiero. L’immaginazione ne regge il peso e lo spinge verso le nuvole. Salgo il pendio per guardare in giù, cambio l’inquadratura non per stupire ma per rinnovare l’interesse. Sulle ginocchia schiaccio il peso del cielo che sembra impossibile da decifrare. Linee oblique si piegano al mio volere, il centro ancora non mi convince. Il caldo fa spalancare il petto e comprime il fiato. Scatto una fotografia indietro per ritrovare il coraggio. Affondo, trovo orme di qualcun altro, qualche altro animale. Pietre tagliate, massi antichi, ne ho sentito parlare e forse per questo non provo niente nel fotografare. Pietre fuoriescono a difesa del dirupo, segno che non conviene continuare. Aggiro gli ostacoli che sembrano non finire, finalmente l’orizzonte, l’ultima fotografia.